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giovedì 23 febbraio 2012

I migliori 14 dischi del 2011 secondo me

Lo so, sono in un ritardo clamoroso. Un ritardo talmente tanto grande che mi era addirittura passata la voglia di scriverla questa classifica! Ovviamente questa si basa sui dischi che ho ascoltato che, ovviamente, non sono tutti. Vi prego non mi chiedete nè dei Bon Iver nè di James Blake in quanto dei primi non ho ascoltato l'ultimo disco mentre, di James Blake, penso che il suo unico disco sia parecchio sopravvalutato.

14) Cage the Elephant: Thank You, Happy Birthday
(alternative rock, punk rock)

Volevo dedicare una posizione a quello che io definisco il rock 'gracile', quel rock a cui manca sempre qualcosa per essere veramente degno di nota.
Ho citato solo i 'Cage the elephant' ma potevo fare almeno altri 100 nomi, tipo 'Vaccines', i 'The Maccabees' o altri gruppi analoghi, tutti gruppi degni di nota ma che, purtroppo, si dimenticheranno molto presto. Inserisco in segno di rivolta pure i 'Rival Sons' che, anche se non facilmente accumunabili ai gruppi sopra citati, sono arrivati con 40 anni di ritardo.
In particolare 'Thank You, Happy Birthday' è un disco che scorre veloce, riesce a rielaborare alcuni concetti ormai datati del punk-rock e porta una ventata di aria fresca in questo panorama. che rischiava di puzzare di stantio.




13)Wild Beast: Smother (alt-pop)

La carica emotiva e il romanticismo presenti in questo disco lasciano sorpresi, senza fiato. Atmosfere soffuse in un' ambientazione minimalista, testi perfetti e citazioni in ogni dove. Disco che, ascolto dopo ascolto, cresce di intensità e aggiunge nuovi stimoli sonori.





12) The pain of begin pure at heart: Belong
(indie pop, shoegaze, dream pop)

L'elogio all'agrodolce. Sognanti sonorità shoegaze miste a testi malinconici, atmosfere ovattate e voce filtrata. Notevoli intrecci vocali misti a melodie dark-pop. Il tutto entrerà subito in circolo, senza che ve ne accorgiate.





11) Trail of Dead: Tao Of The Dead
(alternative rock, progressive rock)

Non è da tutti far diventare 'accessibile' un genere tanto ostico come il progressive, reinventandolo e contaminandolo con venature 'pop'. A differenza dei dischi precedenti la durata delle canzoni è diventata accessibile, il tutto è reso più scorrevole e leggero anche se si continua a percepire una tensione musicale in sottofondo; restano sempre intatti gli elementi che hanno caratterizzato la band dagli esordi, cioè le soluzioni geniali, gli improvvisi cambi ritmici e le progressioni che portano le canzoni ad esplodere velocemente.



10) Fleet Foxes: Helplessness Blues
( indie rock, folk rock, alternative rock)

Per apprezzare veramente questo disco bisogna essere nello stato d'animo giusto; non è presente infatti l'immediatezza che ha contraddistinto il disco precedente, qui le atmosfere sono dilatate e soffuse, i tempi estremamente lenti. Le musiche sono principalmente oniriche e sognanti, agli strumenti tradizionali si affiancano mandolini e organi, le melodie sono compatte e il tutto ben riuscito anche se può risultare un po' troppo ambizioso. Ho perso moltissimo tempo per capire il reale significato del disco ma, appena lo si coglie, può cambiarti qualcosa dentro.



9) Mastodon: The Hunter
(progressive metal, alternative metal)

Nel corso degli anni i Mastodon sono riusciti ad affrontare diversi generi musicali, sono passati dalla violenza sonora degli esordi all'elaborato progressive metal di "Crack the Skye", definendo uno stile e un'evoluzione del tutto unica. In questo caso invece vengono abbandonate completamente le violente cavalcate del passato, il growl profondo viene sostituito con una voce pulita e la durata delle canzoni viene ridimensionata, rendendo il disco meno elaborato ma sicuramente più accessibile.



8) The Battles: Gloss Drop (post rock, math rock)

C'è qualcosa di diverso in questo disco, sembra che quell'alchimia e quella spontaneità presente nel disco precedente sia ormai lontana, tutto sembra un po' forzato e il calcare la mano sempre sulle stesse soluzioni non certo aiuta. Il loro distinguibilissimo genere è sempre presente, sono ancora 10 anni davanti ai gruppi attuali e sono ancora al limite della follia, ma qualcosa è cambiato.




7) The Strokes: Angles (indie rock)

Quello che mi è sempre piaciuto negli Strokes è la freschezza delle chitarre ed il loro continuo intrecciarsi, le svariate fonti di inspirazione e lo stile 'Television oriented'. In questo lavoro il tutto viene arricchito da ritmi caraibici, dall'elettronica e da un tocco di '80 che non fa mai male. Anche se si è persa molta dell'incisività degli esordi e si mira verso lidi più pop, non mancano di certo gli elementi che li hanno resi tanto celebri, come i riff graffianti e le elaborate melodie.



6) Adele: 21 (pop, soul)

A volte il talento è vero, genuino. Eccezionale disco pop che sfiora diversi generi, dal soul al country e dallo swing al classico, lascia in bocca un amaro sapore malinconico e nostalgico. Niente è lasciato al caso, tutto è perfetto, dalle melodie scarne ma efficaci ai testi curati che, nel loro piccolo, lasciano sorpresi per l'immediatezza e per il buon gusto. Io tifo per te Adele, sgomina tutti quei rapper buzzurri e porta un po' di buon gusto nel mondo del pop commerciale, tutto il tuo successo è veramente meritato.



5) Yuck: Yuck (indie rock, shoegaze)

Questi Yuck sembrano avere studiato molto bene il sound e lo stile dei primi anni 90, J Mascis sarebbe orgolioso di loro. Rispolverano uno stile e un genere che era caduto nel dimenticatoio, provano a reinventarlo aggiungendo un po' di shoegaze e una sottile venatura di pop. Gli elementi 90' sono presenti più che mai, le linee melodiche sono bene definite e distinguibili; l'unica pecca è che tendono ad allungarsi troppo quando non dovrebbero, il che risulta a tratti noioso.



4) The Decemberists: The King Is Dead
(indie pop, folk rock)

L'occhialuto Colin Meloy veste i panni di un abile menestrello e ci racconta, attraverso rilassate melodie folk, placide storie da focolare e riesce a far emergere uno spirito bucolico, agreste. La sua voce vellutata si amalgama perfettamente sia sulle elaborate melodie folk sia sulle scarne ballate presenti nel disco, ci rilassa e ci fa sognare. Rispetto al disco precedente si vira più verso schemi più semplici ma efficaci, si abbandonano quasi del tutto le complesse trame melodiche e ci si dedica molto di più all'immediatezza e all'orecchiabilità.



3) Mogwai: Hardcore Will Never Die, But You Will
(alternative rock, post rock)

Ci sono gruppi su cui metterei la mano sul fuoco, acquisterei a scatola chiusa i nuovi dischi e andrei a tutti i loro concerti; sicuramente i Mogwai sono uno di questi gruppi, loro che non sbagliano un colpo, che riescono sempre a farmi viaggiare e ad emozionare. Riescono a reinventare un genere ormai datato in modo del tutto spontaneo e naturale, niente forzature, tutto scorre via tranquillo. Mettetevi comodi, il viaggio è molto intenso.



2) The Black Keys: El Camino
(alternative rock, blues, soul)

Un amore fatto di attese sfrenate e di canzoni cantate a squarciagola in macchina la notte, dischi distrutti e poi acquistati originali, non ne posso più fare a me. Il tutto da 10 anni a questa parte. In tutto questo tempo siete stati degli ottimi compagni di viaggio e degli amici fidati, mi avete alleggerito di parecchi dei miei pesi e mi siete stati vicino nei momenti difficili.



1) Wilco: The Whole Love
(indie rock, alternative rock, folk rock)

Se prendo in mano i periodi veramente importanti della mia vita questi hanno un unico fattore in comune: i Wilco. In questo capitolo vengono abbandonate le sofferenze interiori, ci si spoglia dei dolori passati e si è pronti ad affrontare una nuova sfida: quella dell'andare avanti con leggerezza ed allegria, dobbiamo dimenticarci dei dolori passati per poter affrontare quello che la vita ha ancora da proporci. In fondo tutti noi abbiamo bisogno di questo, bisogna smettere di essere vittime del passato. Disco che ti lascia incantato e sognante, ti lascia un'emozione nel cuore e con un leggero senso di allegria che ti pervade l'anima.

venerdì 17 febbraio 2012

Ladies and Gentlemen, Simon & Garfunkel

Proverò a dare senso compiuto allo stato di grazia che provo in questo momento nell'ascoltare questi due dischi, i quali per me sono "quelli che contano di Simon & Garfunkel".


Wednesday Morning, 3 A.M. (Recorded March 10–31, 1964)



Una soffiata sui solchi, la puntina sul bordo, l'alzabraccio cede, *thumpf*
giunti al bordo dell'etichetta, si dimentica quasi di essere su quello stesso pianeta in cui nel 1964 Paul Simon e Art Garfunkel hanno concepito un lato A di una dolcezza ormai perduta in solo mezzo secolo.
Insomma dov'è finito lo spread, il credit crunch, le bancherotte? shhh meglio così...

IL LATO A fra tutti i lati a, semplicemente il più dolce del mondo.

Anche a nome dei Kings of Convenience: GRAZIE



The Concert in Central Park (19 sept. 1981)


Signore e signori "Simon & Garfunkel", così il sindaco di New York introduce Paul e Art.
Mica male eh?



Si comincia ballando su Mrs. Robinson (devo vederlo IL LAUREATO prima o poi, forse stasera)
Provate voi a non sognare l' "America", dopo "Homeward Bound".
Salutate vostra moglie, per andare via per un po' giusto per riflettere sul tempo che è passato, con "Still crazy after all these years".
Fermarsi un istante alla "Scarborough Fair" a rimanere incantati nel ricordo della spensieratezza nel "cortile di scuola con Julio", poco prima di imboccare il "ponte su acque tumultuose" che conduce all'oscurità, vecchia amica e confidente...
L'età adulta, è giunta.

Setlist fantastica. Live ETERNO.

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Voti: cum laude