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lunedì 19 marzo 2012

Rage Against The Machine: The Battle Of Los Angeles

1999 - Crossover, Alternative Rock, Rapcore - Voto: 8/10

I tempi cambiano ma i nemici sono sempre gli stessi. Non hanno facce nè colori, non hanno fazione politica, sono delle entità superiori. Il nemico è racchiuso nei piccoli gesti giornalieri, dall'ipocrisia in una stretta di mano al razzisimo gratuito quotidiano, dall'indifferenza verso chi non ha all'ignoranza spacciata per sapienza, che dà adito a versioni distorte della realtà. Accettare queste cose perchè siamo assopiti nelle nostre frivole faccende è un po' come morire dentro; è infatti ora di svegliarsi, di far sentire la propria voce. "Battle of Los Angeles", terzo capitolo del trittico di fuoco targato RATM, si propone di fare proprio questo, di incitare la folla a far sentire la propria voce, a scendere in piazza, a scatenare una rivolta. Ci hanno tolto tutto e ci hanno fatto incazzare, non ci resta che essere scorretti, scomodi.

Zack De la Rocha, perfettamente consapevole del potere della propria parola e della sua influenza, aggredisce l'apparato uditivo con rime infuocate e rap al vetriolo, si scaglia con violenza sui reali problemi del nostro tempo e racconta, con il suo flow aggressivo e mai banale, l'impari lotta che esiste tra chi ha e chi non ha, qualsiasi cosa essa sia: soldi, potere o tempo. Chi ha il controllo può ingannarci, può manipolarci; De la Rocha cita Orwell, "Who controls the past controls the future, who controls the present controls the past", ci scuote e ci sovrasta con il suo flow incendiario, ci smuove qualcosa dentro. De la Rocha è capace di alzare un polverone con il suo slang impastato, ci narra delle ingiustizie del nostro mondo come quella di Mumia Abu-Jamal delle Pantere Nere, ci mette la pulce nell'orecchio, ci fa venire voglia di sapere, di conoscere.

Mentre De la Rocha sputa fuoco e fiamme, l'artigiano del suono Tom Morello, a metà strada tra un dj e un chitarrista, tira fuori riff spaccaossa e sonorità al limite dell'udibile, re-interpreta il modo di suonare la chitarra e ci stupisce con funambolici assoli senza note, con riff urticanti e suoni inconsistenti. L'uso improprio della chitarra viene ribadito in ogni pezzo, vengono create atmosfere corrosive e indigeste, ogni pezzo è pronto ad esplodere; si passa con disinvoltura dall'assolo del contatto del jack in 'Testify' al suono alieno di 'New Millennium Homes', vengono imitate sonorità inusuali come quelle dei congegni elettronici o di strumenti aerofoni come la cornamusa. Tutto questo è possibile grazie ad un uso massiccio di effettistica, lo stesso Morello ci tiene a precisare che non è stato utilizzato nessun tipo di campionamento.

Anche la sessione ritmica ha qui più spazio che mai, crea groove trascinanti che riescono ad amalgamarsi perfettamente nel contesto acido e a tratti psichedelico creato dalla chitarra di Morello: ci fanno muovere, non possiamo stare fermi. Non ci resta che alzare il volume, "Turn that shit up" come dice Zack.

C'è chi lo considera un disco più orientato al mainstream, chi lo ha visto come un semplice mossa commerciale; io lo vedo come il disco che porta alla ribellione, che fa scendere in piazza, che blocca Wall Street (vedi il video di "Sleep Now in the Fire"), che ci fa venire voglia di lottare, di sapere le cose come stanno. È anche il disco della fine di un'epoca, la massima popolarità raggiunta coincide con le prime divergenze artistiche, gli intenti ormai sono combiati ed iniziano a vedersi le prime crepe. Pochi anni dopo Bush viene eletto e i RATM hanno perso la loro ultima grande battaglia, non ha senso continuare.
Di loro ci ricorderemo per sempre della carica espressiva, della voglia di ribellione e del genio di Morello.

6 commenti:

  1. A me ogni cosa dopo il primo mi ha deluso. Condivido la tua analisi. L'evoluzione dei RATM è stata evoluzione a metà: così tanto potenziale e così tanti detrattori dietro l'angolo pronti a smontare ogni sospiro dopo un debutto come quello che conosciamo.

    Ma partendo dalla qualità di registrazione, l'impatto sonoro (e non solo): un riferimento per l'hi-fi nonostante il genere abbastanza chiassoso. Dai debutti eccezionali dei primi anni 90, alla loudness war di fine 900: questo da l'idea di come NON SOLO i RATM si sono fatti sfuggire di mano il talento, ma di come TUTTI hanno fatto mosse commerciali orientate al mainstream. Oppure era ignoranza e inconsapevolezza? Mi appare strano però. Pensiamo a Facelift e di contrasto a Dirt, a Gish e poi a Siamese Dream, a Ten e poi a Vitalogy...

    Vogliamo chiederci come mai oggi "non ti da più cuore" sentire la musica? Come mai sono spariti gli hi-fi dai negozi?
    ricollegandomi al discorso dell'altra volta: non è solo che mi perdo l'elettronica come contaminazione, genere e blablabla. E' che molto semplicemente io non RIESCO ad ascoltare NULLA salvo eccezioni dal '93-'94 in poi. Del resto anche le orecchie vogliono la loro parte! :D

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  2. Bhè, secondo me fa tutto parte di una evoluzione tecnologica/musicale che ci ha portato dove siamo adesso; sulla stessa onda ci possiamo anche chiedere anche dove sono finiti i giradischi e i vinili, i cd o addirittura la musicassette: sono stati 'vittime' dell'evoluzione tecnologica che ci ha portato a godere della musica in modo diverso, magari anche peggiore, per carità, ma sicuramente diverso. L'innovazione tecnologica obbliga tutti i settori della società ad una evoluzione incredibile e il settore che più di tutti sente questa evoluzione è sicuramente la musica.
    Ed è proprio questa innovazione che ha portato anche i musicisti (o presunti tali) ad esprimersi in modo sempre diverso, ormai i dischi suonati li ascolti solo se li vai a cercare, l'uso degli sturmenti tradizionali è stato sostituito da altre cose e, per certi aspetti, penso sia anche giusto così; la qualità di un'opera non si misura di certo dagli strumenti con cui questa viene suonata ed è sicuramente figlia del periodo storico nel quale è stata creata.

    Per quanto riguarda i RATM invece non penso che ci sia stata un evoluzione a metà, anzi; il primo disco esplosivo, il secondo con scelte stilistiche, secondo me, non azzeccatissime (massima importanza alla voce e poca agli strumenti & riff estremamente minimali) ma comunque un gran disco mentre, il terzo, si presenta come un miscuglio ben riuscito delle esperienze del passato, vengono riprese soltanto le idee giuste che li hanno portati al successo, cioè esplosivo al punto giusto con un De la Rocha che si fa sentire ma che non sovrasta gli altri. Hanno capito che non avevano più niente da dire e che il loro messaggio non era arrivato, hanno fatto bene a non continuare, rispetto per questo.

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  3. Il punto chiave per i grandi gruppi è che è troppo troppo facile giudicare soltanto il disco di esordio, il carattere e la grandezza di un gruppo non si può misurare soltanto dal primo disco; il primo disco al 90% dei casi sarà un disco eccezionale pieno di idee e di spunti geniali, bisogna vedere se queste idee e queste innovazioni restano nel tempo: vanno quindi obbligatoriamente (per me dico) ascoltati i dischi seguenti. Il problema principale penso sia proprio che non si riesce a prendere un disco come un'opera unica, scollegata da tutti i dischi precedenti; in questo modo si potrebbe avere un giudizio esclusivo sulla singola opera e si eviterebbero dei ragionamenti tipo "eh vabbè, non sono più loro", lasciando al gruppo la possibilità di crescere musicalmente. Per esempio, se non avessi fatto questo tipo di ragionamente sul nuovo disco dei Mastodon "The Hunter" lo avrei sicuramente abbandonato dopo pochi giorni in quanto non era quello che mi aspettavo; eppure gli ho dato fiducia, lo ho scollegato da tutti i dischi precedenti e alla fine mi è piaciuto.

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  4. sono d'accordo con te sul fatto che ogni disco è quasi come un "gruppo" a sè, perchè o un gruppo cambia nel tempo come natura vuole che sia per un discorso di crescere, o si chiama Iron Maiden.

    Detto questo, a fortiori dico che vedo una continuità più che accettabile dagli anni 50 fino ai primi anni 90. In particolare nel rock. Io sono sicuramente più profano in musica e direi anche di vedute abbastanza strette (a 17 anni odiavo i RATM oggi li adoro, e Battle of los angeles campeggia fiero nella mia collezione di cd originali) però sono documentato quanto basta sulle registrazioni degli album in sè per sè.
    La tecnologia che avanza e i vecchi nostalgici che si devono attaccare al cazzo, CI STANNO TUTTI. Ma una cosa è voler inscatolare lo scadere progressivo della qualità delle incisioni (e io dico anche della creatività) nel ragionamento pur vero in parte che in qualche modo la musica doveva evolversi.
    Il cd è stata una rivoluzione per esempio, eppure è figlia del cd l'abitudine di aumentare i volumi di incisione fino allo zero di soglia: conseguentemente la dinamica è appiattita ed uno sfiorare di corde è IDENTICO in intensità ad un rullante. Dimmi Marco se, come negli esempi che facevo, un Sap degli alice in chains ha qualcosa a che vedere con Dirt. ECCELLENTI entrambe artisticamente, anzi dirt è il loro capolavoro secondo i più. Eppure la registrazione è scadente. Quindi come può essere un movente "artistico" una cosa del genere? nell'arco di pochi anni poi?
    tornando indietro: diamo la colpa alla tecnologia CD? NO! guarda i vinili stampati oggi: anche lì si è arrivati alla saturazione (analogica, non digitale ma pur sempre distorsione e compressione della dinamica). Ragionando nell'ottica "artistica" praticamente ogni disco da metà anni 90 ad oggi è andato a classificarsi sotto uno stesso genere: rumore. Tolte le dovute eccezioni e nel rispetto dei gusti altrui, sia chiaro.
    Continuando il ragionamento dopo il cd c'è l'mp3, la musica "liquida". Eppure da appassionato di hifi io ABUSO dell'mp3!

    C'è bisogno di fare distinzioni però! Un ipod è solo una radiolina come quelle anni 80 che ci sentivi la partita, anzi peggio. Però puoi caricarci la musica. Non rende affatto l'idea dell'opera principale. E' una cosa che ascolti così, tanto per non stare in silenzio. Ma la musica è tutt'altro. E certi dischi sono proprio esagerati in questo. il motivo della poca dinamica e volume alto è il poter trasmettere in radio più forte degli altri (nello scorso decennio piu che altro) ed enfatizzare TUTTE le frequenze appiattendole in modo da farle rendere al meglio sulle cuffiette (che magari fossero ancora quelle anni 80) o peggio ancora su quei "cosi" in-ear che oltre a far schifo fanno MALE ai timpani irreversibilmente.

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  5. sono d'accordo con te sul fatto che ogni disco è quasi come un "gruppo" a sè, perchè o un gruppo cambia nel tempo come natura vuole che sia per un discorso di crescere, o si chiama Iron Maiden.

    Detto questo, a fortiori dico che vedo una continuità più che accettabile dagli anni 50 fino ai primi anni 90. In particolare nel rock. Io sono sicuramente più profano in musica e direi anche di vedute abbastanza strette (a 17 anni odiavo i RATM oggi li adoro, e Battle of los angeles campeggia fiero nella mia collezione di cd originali) però sono documentato quanto basta sulle registrazioni degli album in sè per sè.
    La tecnologia che avanza e i vecchi nostalgici che si devono attaccare al cazzo, CI STANNO TUTTI. Ma una cosa è voler inscatolare lo scadere progressivo della qualità delle incisioni (e io dico anche della creatività) nel ragionamento pur vero in parte che in qualche modo la musica doveva evolversi.
    Il cd è stata una rivoluzione per esempio, eppure è figlia del cd l'abitudine di aumentare i volumi di incisione fino allo zero di soglia: conseguentemente la dinamica è appiattita ed uno sfiorare di corde è IDENTICO in intensità ad un rullante. Dimmi Marco se, come negli esempi che facevo, un Sap degli alice in chains ha qualcosa a che vedere con Dirt. ECCELLENTI entrambe artisticamente, anzi dirt è il loro capolavoro secondo i più. Eppure la registrazione è scadente. Quindi come può essere un movente "artistico" una cosa del genere? nell'arco di pochi anni poi?
    tornando indietro: diamo la colpa alla tecnologia CD? NO! guarda i vinili stampati oggi: anche lì si è arrivati alla saturazione (analogica, non digitale ma pur sempre distorsione e compressione della dinamica). Ragionando nell'ottica "artistica" praticamente ogni disco da metà anni 90 ad oggi è andato a classificarsi sotto uno stesso genere: rumore. Tolte le dovute eccezioni e nel rispetto dei gusti altrui, sia chiaro.
    Continuando il ragionamento dopo il cd c'è l'mp3, la musica "liquida". Eppure da appassionato di hifi io ABUSO dell'mp3!

    C'è bisogno di fare distinzioni però! Un ipod è solo una radiolina come quelle anni 80 che ci sentivi la partita, anzi peggio. Però puoi caricarci la musica. Non rende affatto l'idea dell'opera principale. E' una cosa che ascolti così, tanto per non stare in silenzio. Ma la musica è tutt'altro. E certi dischi sono proprio esagerati in questo. il motivo della poca dinamica e volume alto è il poter trasmettere in radio più forte degli altri (nello scorso decennio piu che altro) ed enfatizzare TUTTE le frequenze appiattendole in modo da farle rendere al meglio sulle cuffiette (che magari fossero ancora quelle anni 80) o peggio ancora su quei "cosi" in-ear che oltre a far schifo fanno MALE ai timpani irreversibilmente.

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  6. in conclusione la tecnologia ha preso una brutta piega per me, e di conseguenza ha LIMITATO gli artisti e lo svilupparsi delle loro idee e fantasia su nuovi preziosi lidi.

    Altro discorso ancora è il comprare musica su iTunes o un ALBUM. Se volete approfondiamo pure questa cosa! ora vo a mangià

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