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sabato 8 febbraio 2014

I migliori 18 dischi del 2013 secondo me

Eccoci arrivati al consueto appuntamento con la classifica annuale, ossia i 17 migliori dischi che ho ascoltato nel 2013 appena passato. Non ne sono presenti alcuni dischi degni che, anche se meritavano una mini-recensione, non ho inserito per motivi di pigrizia e perché non riuscivo a decidere il loro effettivo posto in classifica;  mi dispiace quindi per Mikal Cronin, per i Franz Ferdinand, per gli Okkervil River e per i Letlive che non rientrano in classifica solo a causa della mia accidia. Come al solito questa classifica è strettamente personale e si basa sui dischi che ho ascoltato che , ovviamente, non sono tutti.

NC) Arcade Fire - Reflektor
(indie rock, alt rock, dance)

Dopo tutto l'hype e le attese rivolte mi aspettavo il capolavoro, il disco definitivo. Invece siamo di fronte ad un disco che ammicca ma non seduce, l'eccessiva lunghezza mostra a pieno tutta la sua mediocrità, la sua pochezza e la quasi totale assenza di emotività. Hanno forse peccato troppo di ambizione, le opere di bricolage di diversi generi solo in pochi episodi sono raramente riuscite e il tutto sembra uno scimmiottamento della musica pop-dance anni '80.



17) The Fratellis- We need Medicine
(indie rock)

Un disco da ascoltare in macchina a pieno volume, da cantare a squarciagola, una colonna sonora perfetta per feste alcoliche o simili. Un lavoro allegro e frizzante, energico, poco impegnativo e sicuramente godibile in ogni sua nota. Lascia però il tempo che trova in fatto di originalità e consistenza, le influenze sono parecchio evidenti e il tema principale del disco, ossia il cazzeggio, alla lunga risulta pesante. Quando, dopo alcuni ascolti, vi dedicherete ad altro non vi ricorderete neanche una nota.



16) John Grant- Pale Green Ghost
(elettronica, folk, alternative rock)

Una sterzata importante verso nuovi lidi elettronici, uno sguardo indietro verso quello che era il synth-wave anni 80 e tanto tanto coraggio. La maturità artistica e la scoperta della malattia portano John Grant ad avventurarsi in lidi che, nel capolavoro precedente "Queen of Denmark", erano soltanto accennati e malcelati. Il songwriting resta comunque di altissimi livelli, canta le canzoni di un uomo che ha poco altro da perdere ma lo fa con dignità e con un tocco di black humor.



15) My Bloody Valentine - M B V 
(shoegaze, dream pop, noise pop)

Una tempesta di distorsioni, un diluvio di elettricità, un muro sonoro imponente. Kevin Shield e compagni ripropongono e rielaborano lo stesso genere che li ha resi immortali ad inizio anni 90, come se 22 anni non fossero mai passati. Si rimane ipnotizzati dalla montagna di effettistica, dal dettaglio sonoro portato fino all'inverosimile, dalle atmosfere eteree ancora 
inesplorate; il tutto è estremamente rarefatto e impalpabile, stordente. Sicuramente un disco non per tutti, richiede un buon orecchio e una buona dose di concentrazione per trovare il tesoro nascosto sotto la montagna (di effetti).



14) Atom for Peace: Amok
(elettronica)

Quella di Thom Yorke per l'elettronica è diventata una ossessione, una ragione di vita; ha abbandonato ormai da tempo i classici schemi strutturali della canzone, le melodie qui sono scarne ed essenziali, difficilmente riconoscibili all'interno delle fredde ritmiche elettroniche. Un minimalismo elettronico d'avanguardia insomma, condito da nenie vocali e ritmiche dissonanti, dove è il basso a dare la principale vena espressiva, che ricopre il ruolo di 'cuore' nella maggior parte dei pezzi. Un disco che, se si va oltre i primi ascolti che possono far apparire l'opera piatta ed incolore, incanta ed ipnotizza.



13) Biffy Clyro - Opposites 
(indie rock, alternative rock)

Uno scorrere continuo di facili melodie heavy miste a momenti più intimistici e riflessivi, il tutto curato nel dettaglio, con pochissimi riempitivi o sbavature. Nel complesso risulta un disco orecchiabile e radio-friendly, che prende spunto dalla fine  degli anni '90 condendo il tutto con pizzichi di tempi non lineari e ritmi serrati. Il disco della conferma per una grande band la quale ha sempre puntato sulla radiofonicità dei loro brani i quali, sebbene tendano sempre più al catchy e al mainstream, mostrano tutti i limiti della band come la velata indole pop, la troppa omogeneità e la loro costante l'impersonalità.



12) Alter Bridge - Fortess
(hard rock, alternative metal, heavy metal)

Sarebbe troppo pretenzioso chiedere ad un gruppo hard rock, in particol modo se mainstream, di rivisitare e modernizzare un genere come l'hard rock il quale, attualmente, rischia di puzzare di stantio. Eppure gli Alter Bridge ci provano, inseriscono nel loro calderone pizzichi di metal, complicati riff e intricate melodie, non lasciano niente al caso, il tutto è studiato nel dettaglio. Ne risulta un disco dinamico ed ispirato e i brani, anche se per certi aspetti prevedibili, hanno mordente, personalità e mostrano appieno l'ottimo songwriting della band.



11) Artic Monkeys - AM
(indie rock)

Alex Turner ed il suo ciuffo non sbagliano un colpo, la loro indole prolifica non lascia da parte la qualità e ogni opera brilla di luce propria. Nel corso degli anni sono riusciti a creare e a maturare un genere ormai perfettamente riconoscibile, distinguibilissimo all'interno del panorama musicale fatto di rock genuino, ritmi groovy ed influenze blues e r&b. In questo episodio gli AM aprono le loro menti e si lasciano contagiare da altri generi ed influenze, creano la perfetta colonna sonora per notturne uscite in centro e ci narrano di donne ubriache, tecniche di approccio e di leggende da strada.



10) Frightened Rabbit - Pedestrian Verse
(indie rock)

I Frightened Rabbit, ossia gli eterni sottovalutati. Sarà per la loro limitata vena sperimentale o per il loro amore per i ritornelli radiofonici, per la loro propensione a navigare in acque fin troppo conosciute o per la loro continua tendenza a sminuirsi, ma Hutchison e compagni non hanno mai avuto quello che realmente meritano, quello che gli è dovuto. Il loro maggior pregio è che riescono sempre a creare piacevoli melodie dalle tinte pop folk rock, con ispirati testi pungenti e ironici, molto vicini al cantautorato americano di stampo dylaniano. Brani efficaci e diretti quindi, che scorrono facilmente e mettono in mostra un'attenta produzione e un ottimo songwriting.



9) The Strokes - Comedown Machine
(alternative rock)

Gli Strokes provano ancora a rinnovarsi, a cambiare genere. Inseriscono suoni analogici e drum machine, trasformano le chitarre in tastiere, condiscono il tutto con accenni di techno e un pizzico di anni '80. Il disco risulta frizzante e spiazzante, la freschezza nelle chitarra rende il tutto accattivante e ben studiato; nel proseguire degli ascolti emerge però il loro più grande
difetto, ossia l'incapacità di scrivere pezzi che siano davvero consistenti, manca un reale spessore musicale e mancano dei brani che restano impressi.



8) Foals - Holy Fire
(indie rock, math rock)

Sono distanti i giorni in cui regnavano i tempi dispari e le peripezie metriche, adesso il tutto risulta meno intuitivo e più studiato, più maturo. Un disco che riesce a mescolare con eleganza musiche dalle tonalità esotiche alle ritmiche afro, dai mood della canzone popolare ad un math-rock intuitivo e ballabile. I continui cambi di ritmo e di tematiche rendono il disco carico e mai noioso e, anche nei brani più soffusi ed ambientali, spicca una notevole sensibilità ed emotività degna di una band ormai matura.



7) Vampire Weekend - Modern Vampire of the city  (indie rock)

I Vampire Weekend si discostano dal passato e lasciano emergere una vena più initimistica, più matura. Anche se rimangono presenti i ritmi incalzanti afro-pop che li hanno resi tanto celebri, la loro tipica spensieratezza lascia spazio a testi più impegnati che trattano di religione, differenze culturali e stanchezza di vivere. Aggiungono inoltre influenze musicali da diverse culture ed alcuni pizzichi di musica retrò anni '50 dimostrando che, anche se diretta verso nuovi lidi, è comunque presente la voglia di sperimentare e di allargare i propri orizzonti.



6) Queens of the stone age – ... like clockwork
(stoner, hard rock, alternative metal)

Dopo la depressione a causa della sua quasi morte Josh Homme ritorna sulle scene in modo spiazzante ed entusiasmante, i QOTSA alzano il volume e si fanno sentire, il loro è un ritorno in pompa magna, magistrale. Struggenti ballate si alternano in modo egregio a pezzi carichi ed ispirati, i reali riempitivi sono davvero pochi e l'insieme risulta in brillante equilibrio instabile che alterna energia a riflessione, psichedelia a stoner, ribellione a resa. Non mancano inoltre momenti più intimistici e riflessivi,nei quali Homme ci prende per mano e prova a descriverci cosa ha passato, cosa è il buio più cupo e cosa fare per riemergere.



5) Bill Callahan - Dream River 
(folk)

Un disco che non ha fretta, che scorre piano. Bill Callahan ci accarezza e ci culla attraverso la sua inconfondibile voce baritona, ci fa essere i protagonisti del suo viaggio interiore, si spoglia completamente per mostrarci parte della sua anima, del suo io. La malinconia e il disagio sono sempre presenti, ma adesso sono sotto una luce nuova, diversa; ormai non c'è più paura di esporsi, si è raggiunta la maturità e tutte le cose che prima ci turbavano adesso ci scivolano addosso, con leggerezza.



4) Sigur Ros - Kveikur
(post rock, alternative rock)

Una sorta di nuovo inizio, una rivisitazione del passato. Adesso la Natura è aggressiva e pericolosa, feroce, le atmosfere sono frenetiche e gli sprazzi di serenità sono pochi. Cedono un po' della loro magia per suoni più reali e concreti, le melodie rarefatte ed oniriche lasciano il posto a suggestioni immediate che descrivono una Natura vivace e dinamica, in continua evoluzione. Un disco sicuramente più accessibile dei precedenti che riesce a combinare quello che erano a quello che vogliono diventare.



3) Daughter - If You Leave 
(indie rock, alternative rock, folk)

Malessere esistenziale, inquietudine e paura dell'abbandono. Testi che trafiggono l'anima, i disagi ed i pensieri di Elena Tonra ci travolgono e ci disarmano, la sua voce calma ci scuote e ci fa restare pietrificati. Si insinuano i primi dubbi, restano le lacrime su una lettera stropicciata, resta l'abbandono della persona amata e la paura di non potere più riuscire ad andare avanti; la costante e voluta crescita in ogni brano porta l'ascoltatore in bilico tra l'oscuro malessere e gli sporadici sprazzi di luce della serenità, il tutto è un doloroso viaggio all' interno dei nostri sentimenti e delle nostre paure più nascoste.



2) Kings of Leons - Mechanical Bull 
(alternative rock, southern rock, garage rock)

Si dice che una volta toccato il fondo si possa solo risalire. Dopo un tour interrotto, i problemi di alcolismo, le varie liti e un disco deludente, la famiglia Followill si guarda indietro, cerca di capire dove ha sbagliato e ritrova l'ispirazione nel vecchio e sano rock. Un rock autentico, caldo, fatto di sudore e passione, che alterna momenti energici a momenti teneri e sinceri. Un gruppo che ha ripreso in mano le redini della loro carriera e ha mostrato come si possa risalire dal baratro. Stima.



1) The National - Trouble will find me
(indie rock, alternative rock)

Alcuni stati d'animo restano intrappolati nel tempo. Dobbiamo solo prenderne coscienza, trovare la forza di espiarli e provare ad andare avanti. Berninger e compagni ci fanno da guida all'interno dei nostri stati d'animo, si passa dalla gioia dell'innamoramento alla straziante paura della perdita, dal rimorso per i propri errori all'inutilità di vivere nel passato, il tutto condito da una raffinatezza ed eleganza disarmanti, uniche. Sanno essere immediati ma delicati, pacati ma anche irrequieti, fascinosi ed intriganti. Atmosfere malinconiche che portano alla luce la nostra fragilità e la nostra emotività, ci spogliano completamente delle nostre difese e ci fanno apparire per quello che realmente siamo, ossia insicuri e tormentati, nudi ed impauriti, soli.

5 commenti:

  1. Sei durissimo con gli Arcade Fire, mi viene quasi da dire 'ma poracci, perché?'
    :D

    Mi hai incuriosito con quello che scrivi sui Kings of Leon, che ho snobbato ma che ora sono curiosissimo di ascoltare.

    Appoggio in pieno le tue parole sugli Strokes.

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  2. Finalmente!!!
    Come ogni volta riesci a dare chiavi di lettura inaspettate, mi fai sempre venir voglia di avvicinarmi a cose mai sentite prima!
    Scrivi di piùùùù!!!!!

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  3. Eh eh, sono cosi cattivo con gli Arcade Fire perché tutti hanno osannato questo disco, mi hanno fatto credere ad un nuovo grande disco come 'Funeral' o 'Neon Bible' e invece le mie aspettative sono state miserabilmente deluse :(

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  4. Ottimi consigli!
    Grande SparaGroOve!!!

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  5. Finalmente sono riuscito ad ascoltarli tutti, e l'unico che m'è piaciuto è quello dei Kings of Leon, nemmeno i QOTSTA mi hanno convinto...

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