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martedì 18 febbraio 2014

Believer: dal Thrash Metal al Progressive (in nome del Signore!)

*consigliami un gruppo!*
A chi mi conosce potrà sembrare strano che io consigli una band d'ispirazione cristiana, ma abbiate fiducia: la musica che andrò a descrivere merita attenzione al di là delle tematiche, per come è suonata e per come gli argomenti sono esplorati e resi all'ascoltatore.

(parentesi autobiografica
Ho anche molti preziosi ricordi legati a questo gruppo, ero un 18enne che voleva solo comporre thrash metal e avevo in questo intento, maturato un sogno a metà con una persona speciale, tant'è che da quando è scomparsa non ho più trovato qualcuno che mi stimolasse a portare avanti quel sogno. 
Dopo aver ascoltato i Sepultura di Beneath the remains e Arise, i Metallica di And Justice for all, a 16 anni, mi sono votato anima e corpo al genere, per anni. Insieme a "Dirt" e "Facelift" degli Alice in Chains, "Bonded by blood" degli Exodus, "Altars of Madness" e "Blessed are the sick" dei Morbid Angel, "Sanity Obscure" (specialmente) e "Extraction from mortality" dei Believer completai le mie influenze per iniziare un viaggio all'interno del sound che volevo, un viaggio tragicamente interrotto troppo presto e proprio sul più bello. 
Dedico questa recensione a Stefano, indimenticato.
fine parentesi autobiografica).


Diavolo VS acqua santa

Questa band fa breccia specialmente per le intenzioni, il cuore, le scelte stilistiche, il coraggio: perché si, al tempo ci voleva più coraggio e faccia tosta a presentarsi come "metallari evangelici" che cavalcare l'onda anticristiana/satanista, che imperversava a fine anni '80, fatta di cartucciere e pentacoli nel nord-europa, e di caproni e squartamenti nella famigerata Bay Area californiana.
E poi effettivamente ci vuole un bel fegato nel restare lucidi nella propria sofferenza esistenziale, all'interno delle crisi di valori generazionali, restare lì e provare a farsi un'idea.
Paradossalmente la lezione dei Believer sta proprio in questo: mettersi in gioco. Sia nel presentarsi a una giovane età a un pubblico altrettanto giovane, che si aspetta sesso, droga e rock'n'roll (penso alle critiche agli Anthrax dopo Among the living) sia nell'insegnare loro che si può essere sé stessi anche quando il bisogno di appartenenza spinge verso l'aggregato sociale (il metallaro, il discomane, il cristiano, il glamster, il punk) che per definizione è rigido, se non addirittura "dogmatico". Ed è proprio questo ultimo caso che interessa di più i Believer, specie perchè contrasta fortemente con "il metallaro", figura all'epoca solennemente stigmatizzata dal credente medio.

Una curiosità: questo dominio esiste da un secolo e costituisce una grande risorsa sul metal http://www.nolifetilmetal.com/believer.htm .
Curato da un vero appassionato, quando internet iniziava a giungere in città era l'unica vera risorsa su molti gruppi non proprio "mainstream" insieme a Maximus Metallus.
L'improvvisato webmaster era "caduto" in uno di quei movimenti cristiani super-super che gli lavarono il cervello a tal punto da fargli dar via in tronco TUTTA la sua collezione di album rock (molti dei quali - sigh - in vinile). Per fortuna poi si è ripreso, trovando una "via di fede più bilanciata" se non ricordo male... a voi i commenti...

Believer: Extraction from mortality (1989)



Il duo Kurt Bachman-Joey Daub, entrambe intenti a suonare rispettivamente chitarra e batteria fin dalla più tenera età, inizia la propria avventura discografica così: il disco è un muro sonoro, dritto in faccia, punto.
Così parte, così finisce e sta bene così (non aspettatevi altro qui). Si parla di duo in quanto come vedremo si avvicenderanno diversi musicisti, ma il cuore e la firma dei Believer proviene dai testi e dalla voce di K. Bachman e dalla furia batteristica di J.Daub. Qui assistiamo a un thrash piuttosto scarno, che non aggiunge troppo a quanto già detto fino ad allora in tema, da altre band più famose (vile hypocrisy, not even one). Da notare che il cantante VOMITA, non canta! E ciò è maledettamente un bene! Spiccano le chitarre accordate più basse di come era in voga. Se si dà un'occhiata ai testi possiamo trovare ispirazioni bibliche come nota a margine di tutti i pezzi. Originale, per il genere, non c'è dubbio. La violenza sonora è omicida, la velocità arriva a bpm che sfiorano il grind più sociopatico in "blemished sacrifices".
La title-track è una perla evangelica, ornata di archi nella intro, che sentenzia "non conformarti al male, conformati a Dio, O MUORI". Le argomentazioni sono ancora acerbe e tagliate con l'ascia, ma parliamo comunque di giovani al debutto, che ne escono a mio parere a testa più che alta, con un disco che trascina ma che potrebbe annoiare i più. Ascoltate "Stress" e rimanete stupiti del già emergente bisogno eclettico d'espressione dei giovani, che strizza molto l'occhio agli Anthrax di State of Euphoria, aggiungendo dei break molto in stile Police.

Avrebbe meritato una registrazione più clemente, specie per valorizzare la batteria.

Voto: 8


Believer: Sanity Obscure (1990)



L'anno successivo ci porta la seconda fatica discografica dei nostri bravi ragazzi thrashettoni.
Qui i nostri giocano di più col sound, parimenti violento ma più oscuro e dissonante: cosa c'è di peggio che l'inferno espresso da chi lo rifugge? Si aggiungono più cambi di tempo, più stop & go, migliora la prova gastrico-vocale di Kurt e quelle che erano solo ispirazioni, divengono vere e proprie citazioni, spesso parlate, dai testi sacri. E tutto questo cambiamento è chiaro fin dai primi cazzutissimi momenti del lato A.
Vengono sperimentati arpeggi e groove in "Nonpoint". Il tema della droga, viene affrontato in modo un po' parodistico a mio avviso, in "Stop the madness" che se non altro verrà inserita in un singolo di promozione radiofonica insieme alla cover degli U2 "Like a song" presente anche a chiusura di questo album.
Veniamo alla perla incontrastata che stacca nettamente tutte le altre canzoni, su tutti i parametri:
DIES IRAE (Day of wrath). Qui ancora più archi, che però restano durante tutta la canzone, oltre che nella stupenda intro. Probabilmente seminale questo brano per il "metal sinfonico", a maggior ragione per l'aggiunta di una soprano che canta in LATINO.
Vi farà scapocciare, fino a sanguinare dal naso, è di quelle canzoni che ascolteresti tutto il giorno.

La registrazione è leggermente migliore del precedente, così come il disco nel suo complesso, pur non distaccandosi troppo (a livello cronologico e quindi anche compositivo) dal precedente LP. Comunque un disco che - doverosamente contestualizzando - rispetto ai pietosi canoni di registrazione moderni, suona!

Voto: 8,5 (darei anche di più per motivi affettivi)


Believer: Dimensions (1993)



Approdiamo al 1993,
la mia "dolce metà" musicale adorava in particolare questo album, e come dargli torto?
Questa produzione a distanza di 3 anni risulta molto più credibile dei precedenti lavori. Viene introdotta una registrazione meno impastata. Migliora un po' tutto nel complesso, anche se è più opportuno parlare di "sterzata" verso un "techno-thrash" che sfocia nel progressive e nel sinfonico. Presenti anche qui orchestra e soprano. Grande miglioramento dei testi, dall'umore ancora più introspettivo. Perchè parlo di credibilità? Per l'apertura meno dogmatica dei testi rispetto al passato. Restano le citazioni e le ispirazioni alla bibbia, ma non solo, si aggiungono trattati di psicoanalisi, teologici, esistenziali (date un'occhiata al testo di Dimentia, una delle perle che segnalo). Tempi dispari, controtempi, dissonanze, suoni e umori (dis)turbati, corde che esprimono un profondo tormento, la visione di possibili altre, ignote, "Dimensioni". Eppure nulla mi pare mai eccessivo in questo disco.
No apology è uno dei pezzi più thrash, pur non restando canonicamente "thrash": è convulsa e da bene l'idea della complessa "ricerca" spirituale coerente e sincera che ferve in Kurt.
La trilogia sinfonica finale, narra la storia biblica di Cristo.
Un capolavoro, a tratti forse ostico e ossessivo per i più, una manna dal cielo per me.

Di dischi e band ingiustamente sottovalutate, ce ne sono tante. Chi ha interpretato il techno-thrash: Dark Angel - Time does not heal, col grande Gene Hoglan dietro le pelli, gli Holy Moses con New Machine of Liechtenstein; chi si è nascosto un po' nelle imitazioni (Laaz Rockit - Nothing'$ $acred somiglia ai Testament, Paradox - Heresy sono i Metallica teutonici); ma questo album, costituisce qualcosa di indiscutibilmente seminale per il tempo, a mio avviso.

Voto: 9


Separazione e ritorno

La band si scioglie nel 1994.
Nel 2005 il duo Bachman-Daub annuncia l'attesa per la ricostituzione della band.
Il 2006 segna l'anno del ritorno in studio, con nuovi musicisti schierati.
Nel 2009, con ben 2 anni di ritardo rispetto a quanto annunciato, la band pubblica il quarto LP di inediti.

Believer: Gabriel (2009)



Cosa aspettarsi dopo 11 anni lontani dalle scene? Di Kurt non si sa molto, mentre Joey ha continuato a suonare nei Fountain of Tears. Ebbene uno dei pochi ritorni davvero ben riusciti. Sono stato abituato a grandi cose nelle reunion thrash dopo molti anni di silenzio (si veda Tempo of the damned degli Exodus). Per la direzione intrapresa già dalla band verso la metà degli anni '90, non viene immediato urlare al "miracolo": bisogna secondo me guardare a questo album come un banco di prova per il ritorno. Un riassunto del passato dei Believer condensato in un "encore", un bis per dire "siamo quì, sappiamo fare metal emozionandovi, e non abbiamo dimenticato le nostre ricette più riuscite".
Ciononostante, ascolto dopo ascolto, mi scopro a innamorarmi di questo album, che non aggiunge troppo al passato, rimoderna il sound con scelte opinabili (leggi moderne) e lascia trasparire un Kurt più aperto, meno esplicitamente dogmatico, genuinamente poetico a tratti.
Proprio per non averlo ascoltato troppo, evito di indicare un voto.

Le opinioni di chi leggerà, di chi ascolterà, saranno come sempre preziose.
Buon ascolto, alla prossima!

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