domenica 24 aprile 2011
2 perle: 1 storia
Mother Love Bone
Seattle di fine anni 80 era un vulcano che ribolliva follia.. Dai Green River nacquero nell'88 i Mother Love Bone: il seme del grunge era stato piantato. 89: esce l'ep "Shine", 1990: Andrew Wood muore in overdose poco prima che sia dato alle stampe Apple.
Per quanto Jeff Ament e Stone Gossard abbiano militato dapprima nei Green River, in seguito nei Mother Love Bone ed infine nei Pearl Jam, è solo quando penso ai Mother Love Bone che penso agli albori del vero grunge. A torto, se si ascoltano i Green River.
Resta che per me, i Mother Love Bone SONO Andrew Wood.
Il genio e il dolore. Quel suo selvaggio, sexy stile di vita a metà fra attitudine punk e gusto glam, veniva inciso nota per nota nelle canzoni dei MLB. Nella metafora della candela, egli bruciò dai almeno 3 punti. E' così che si è consacrata una rockstar, che muore prima di rilasciare il suo primo, unico, immortale album.
L'album che vi consiglio è titolato omonimamente: uscito nel 1992, è una raccolta che include il primo Ep e il primo album.
Non lo classificherei nè come propriamente grunge, nè come propriamente hard rock. Semplicemente se si inquadra Andrew, si inquadra lo stile della sua musica: glam decadente sopra un hard rock in pieno Seattle sound.
Non aggiungo altro che i brani che vi consiglio, in ordine di scaletta: This is Shangrila, Stardog Champion, Man of golden words, Capricorn Sister, Gentle Groove
Voto: 9,5
Così dalle ceneri dei Mother Love Bone un certo Eddie Vedder creò tali Pearl Jam... In una Seattle (e forse non solo) molto scossa per la perdita di Andrew Wood e quindi dei MLB, Chris Cornell creò un gruppo-progetto come tributo del suo compagno di stanza Andrew: I Temple Of The Dog.
Il nome è preso dalla canzone consigliata precedentemente: Man of Golden Words. C'erano i componenti restanti dei MLB, c'era il batterista e Chris dei Soundgarden, infine il futuro chitarrista dei Pearl Jam, McCready. Ne consegue un VERO capolavoro, forse uno dei pochi lavori riusciti all'altezza di un supergruppo. E' solo questione d'anima, che tragicamente non poteva mancare quì. Siamo quì più sul grunge, ma trasognato, etereo, così diverso...unico.
Parlo di: Say hello 2 heaven, Reach down, Hunger strike ecc... anche quì disco omonimo
Voto: 10
il voto è affettivo perchè a questo disco associo un periodo delicatissimo e intenso della mia vita.
il mio consiglio è di ascoltare i due dischi contestualmente, non per forza tutti di un fiato, ma considerarli come due dischi collegati seppur diversi negli intenti e nello stile.
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Il primo secondo me grandissimo disco, il secondo invece è nella lista dei dischi da ascoltare ormai da anni.
RispondiEliminaSono sempre stato molto diffidente verso i supergruppi, la paura delle delusione è sempre molto alta. Dopo questo consiglio sarà sicuramente uno dei prossimi dischi che ascolterò.
Complimenti per la recensione, molto sentita e, personalmente, mi piacciono molto i collegamenti che non trattano un disco come un caso isolato ma lo inqudrano in un contesto e in una era ben definita. A mio avviso ottima recensione :)
Non hai mai ascoltato i Temple of the dog?!? Sei un pazzo!
RispondiEliminai Temple of the dog sono importantissimi CAZZO!
RispondiEliminaA me i supergruppi fanno paura! e poi per me i gruppi anni 90 importanti sono altri, prima o poi li consiglierò tutti!
RispondiEliminaguarda fanno paura anche a me di solito! Che poi supergruppo è una parola molto relativa in questo caso, cioè non parliamo di musicisti sotto steroidi, nè di componenti ipermegafamosi all'epoca... supergruppo si può dirlo con un certo sforzo e senno di poi rispetto alle carriere di questi musici... Regalati un ascolto senza pregiudizi dei Temple of the dog e poi mi dici :)
RispondiEliminaSi hai ragione, quello che frega è sempre il pregiudizio di base. Ascolto e commento :)
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